A proposito di Grafîa Ofiçiâ...
Ho notato che nella Grafîa Ofiçiâ le consonanti doppie
sono pochissime e vengono omesse anche in parole come leppego o sellou
dove suonano doppie. È un errore voluto?
R. Canepa – Cornigliano
Diversamente dall’italiano, nel genovese le consonanti sono
strettamente subordinate alla durata delle vocali. In sintesi (tralasciando
le parole composte su cui non entrerò) ecco com’è la situazione. Le
consonanti che vengono prima dell’accento tonico sono pronunciate
semplici: in italiano si dice “ballare” con la “elle” doppia, ma in
genovese si pronuncia “balâ” con la “elle” semplice. Inoltre se la
vocale è lunga la consonante che segue è sempre pronunciata semplice
(es.: tæra, pêtene). Di solito se la vocale è breve la consonante è
rafforzata, ma non esattamente doppia come in italiano (càppo, lìbbro).
I problemi nascono quando l’accento della parola è “retrocesso”, come
nelle parole da lei citate. In questi casi diventa problematico decidere
se la consonante è pronunciata doppia o semplice, anche perché parlanti
diversi possono pronunciarla diversamente. Allora come marcarle? La
grafîa ofiçiâ suggerisce di scriverle semplici e di lasciare a chi legge
trovare il modo per dire la vocale corta e la consonante seguente
rafforzata ma non doppia. Scelta opinabile, ma mi dica: coerentemente
con quanto lei ha rilevato, lei scriverebbe: poscìbbile, vìxxita, fràvvego?
Pigiòu dò-u Gazzettino
Sampierdarenese N. 10 do 15 de dexénbre do 2009 |