A proposito di Grafîa Ofiçiâ...
Perché scivere "caza", "nazo", "ezame" al posto di
"casa", "naso", "esame"? Ma che senso ha?
G.B. Rapallo – San Teodoro
Noi genovesi, anche in italiano, diciamo casa, con la "s"
sonora di rosa. Ma basta consultare un qualsiasi vocabolario per sapere
che in italiano la "s" è sorda come in sacco. Come può, chi il genovese
non lo sa e magari vuole impararlo, sapere che casa va letto con la "s"
sonora mentre cösa va letto con la "s" sorda? Questo problema già se lo
posero i nostri antecedenti: Steva De Franchi, il massimo poeta genovese
del Settecento, e Padre Gazzo, traduttore della Divina Commedia in genovese,
hanno proposto di usare la "z" per il suono sonoro della "s" e la "s" per
quello sordo. Questa regola è stata adottata anche dalla grafîa ofiçiâ.
L’utilizzo ambiguo della "s", come fa Casaccia, sia per il suono sonoro
sia per quello sordo rende oggi illeggibili parole che sono andate in
disuso. Le chiedo, sig. Rapallo, e chiedo a tutti i lettori: come si legge
la "s" in "fâ röso" (fare largo) e in "mangiæso" (mangereccio)? Chi lo
sa me lo dica.
Pigiòu dò-u Gazzettino
Sampierdarenese N. 7 do 30 de seténbre do 2009 |