premisse ą l'edisiun Franchelli d'u 1745 d'a ÇITTARA ZENEIZE d'u GIAN GIACCUMU CAVALLU ( I edis. 1636 ) cun deddica d'u Drusino Cifeo P.A. ā si pronunzia come aa, cioč un' a strascinata. ę ed ę vale un [sic] e larghissima e strascinata. ę` , un e larghissima, ma tronca e corta. ao dittongo vale ou toscana pronunziata distintamente. e si pronunzia regolarmente stretta, fuorchč innanzi alla r, seguendo un'altra consonante, ove si pronunzia larga e strascinata, come in reversa, terra, inferno, &c. ź vale un e stretta, ma strascinata, come ee. ei dittongo si pronunzia distesa, ma in guisa che si posi l'accento pił sopra la e, e questa sentasi pił che la i. ī vale un i strascinata, come ii. o si pronunzia ora stretta, ora larga, come fra' Toscani; ma la o stretta fra' Genovesi suona come u ne' Toscani. o pronome, stretta; come, o disse, il dit, e' disse. ó si pronunzia larga e strascinata. ņ si pronunzia larga, ma tronca e corta. ō stretta come u toscana, ma strascinata. oi dittongo, in cui si sente pił la i che la o, la quale perņ si pronunzia stretta. u trittongo francese, come cur. ü si pronunzierį come uü. u sempre stretta alla francese. Delle consonanti in genere deve osservarsi, che, quando sono raddoppiate, si pronunziano come se fossero una sola e semplice, in maniera che, la vocale antecedente pronunziandosi corta e come abbattuta sulla consonante seguente raddoppiata, si viene a sentire questo raddoppiamento. ń si pronunzia in guisa, che alla vocale antecedente lascia attaccato il suono di una n finale francese, e poi essa suona come n toscana innanzi alla vocale seguente. Cosģ nella voce peńa, si pronunzia come se fosse pen, colla n- finale francese, e poi na toscana, pen-na. r semplice in corpo alla dizione, quando, non accompagnata da altra consonante, precede ad una vocale, e nell'articolo ro, ra, ri, re, non si pronunzia, o, per meglio dire, si pronunzia cosģ dolce, che appena se ne oda un leggier mormorio: ma nel principio della dizione si pronunzia sempre, come in ręne, regatta, &c. rr si pronunzia come r semplice, strascianando perņ la vocale antecedente, come se avesse l'accento circonflesso, terra, tźra, morro, mōro, &c. s si pronunzia sempre aspro alla toscana: ma inanzi alle consonanti, e alla vocale i, si pronunzia sempre col fischio di sc, come signora scignora; stella, sctella. Si eccettuano le voci plurali de' nomi che hanno la terminazion singolare in sso, come: passi da passo, bassi da basso, &c. parimente le voci di seconda persona de' verbi terminanti in sso, come passi da passo verbo, abbassi da abbasso verbo; le quai [sic] voci si pronunziano colle due ss mute alla toscana. scc si pronunzia col fischio di sc, soggiuntovi poi il suono chiaro d'un altra c, come scciavo, sc-ciavo. x, sempre come la j francese: dexe, come déja. z si pronunzia dolce, ovvero come la s dolce de' Francesi. ē, come in francese faēon ugualmente in ambedue le lingue Francese e Genovese. |